Storia
Un tempo l’undici Novembre, segnava la fine dell’anno agrario e quindi il contratto di lavoro, che era annuale e che poteva essere rinnovato oppure no.
Per il contadino al quale non veniva rinnovato, significava perdere non solo il lavoro, ma anche la casa.
In questo giorno avvenivano quindi i traslochi e spesso s’incrociavano le famiglie che andavano e quelle che tornavano: le stesse scene si ripetevano di cascina in cascina. Sul carro venivano poste le poche proprietà: i mobili, le scorte di viveri, il legname, le gabbie di polli, il maiale e i bambini e i vecchi.
Tuttora in molti luoghi si dice “far San Martino” all’atto di traslocare o sgomberare, perché era proprio in questo periodo che si cambiava tradizionalmente casa: praticamente tutti i cambiamenti si facevano per San Martino.
Ma, per chi aveva scampato il pericolo della fame e la paura per ciò che poteva accadere nel nuovo anno agrario, il S.Martino si trasformava in un giorno di festa, favorita dal vino “vecchio” che proprio in questi giorni occorreva finire per pulire le botti e lasciarle pronte per la nuova annata.
Perché non vengano disperse queste tradizioni, per conservarne la memoria a distanza di alcune generazioni, diventano utili le rievocazioni che da alcune parti vengono fatte.
Da oltre vent’anni a Monticelli si fa un salto nel passato e si rivedono trattori d’epoca che trainano vecchi carri agricoli allestiti con i mobili, gli attrezzi e le altre suppellettili e che percorrono le vie del paese.
E a fare loro cornice i figuranti che presentano i mestieri oramai scomparsi e persi nel tempo come il casaro, la pigiatura dell’uva, l’impagliatore di sedie, il fabbricante di reti e nasse, il maniscalco, l’intrecciatrice d’aglio, il pastaio con il torchio, il calzolaio, la ricamatrice e tantissimi altri.